Abbiamo fatto qualche domanda a Sara, presidente di Vitadacani, associazione organizzatrice del MiVeg, l’obiettivo? Fare il punto! Sono passati 4 anni dall’ultimo MiVeg, il mondo è cambiato oppure no? Sappiamo già di cosa parleremo?

Per anni al MiVeg abbiamo parlato della situazione dei cosiddetti “alieni invasivi”. E’ ancora un argomento di attualità? Com’è la situazione a distanza di 3 anni? Ne parleremo anche nel nuovo MiVeg?
Purtroppo la situazione è sempre molto grave.
E la strada necessaria per cambiare la realtà è assai lunga e complessa.
Perché è necessario un cambiamento culturale profondo, filosofico, di visione del mondo.
La narrazione prevalente e il pensiero dominante, anche nella comunità scientifica, si fondano su paradigmi così profondamente radicati che ci fanno sembrare impossibile un qualsiasi cambiamento.
Ma è un’illusione.
È ciò che vogliono farci credere.. perché ribaltare la narrazione, insinuare il dubbio che tutto questo sia profondamente sbagliato, farebbe traballare le fondamenta di tutto un apparato specista argutamente costruito per non essere messo in discussione.
Riparleremo di alieni perché è necessario.
Ora più che mai
Perché purtroppo si tratta di inaccettabili e folli genocidi che vengono messi in campo con approvazione e plauso di istituzioni e buona parte del mondo scientifico.
Per fortuna, però, sempre più, si levano voci discordi anche da parte di scienziati ed addetti ai lavori.
Sarà interessante ascoltare critiche e possibili scenari per meglio comprendere come contrastare tutto questo.
Nel 2019 abbiamo visto il cortometraggio Hambachers, il racconto di un’epica disobbedienza civile per salvare quel che rimane di una foresta millenaria nel cuore dell’Europa.
Dopo 3 anni com’è la situazione lì? La disobbedienza civile è ancora un’arma efficace secondo te?
Hambach rappresenta ciò di bello che ancora resiste.
Nonostante tutto.
In mezzo alla desolazione e alla repressione decisa da parte del sistema.
Come la ginestra di Leopardi sulle pendici ostili del vulcano.
Come una poesia e un segno di speranza attivisti e attiviste resistono a proteggere una porzione di bellezza sempre più piccola.
Dalla foresta di Hambach le proteste e la resistenza si sono trasferite a Lutzerath, un piccolo villaggio, accerchiato, che rischia di scomparire dalle carte geografiche, e dalla faccia della terra.
La disobbedienza civile è una chiave per sbloccare le cose, una leva che accelera tempi e risultati.
Una lente che ci permette di vedere i nostri sforzi quotidiani, in un istante, amplificati.
È azione diretta.
Spesso ha conseguenze anche legali, ma porta con sé una potenza dirompente e rivoluzionaria.


Aldo Sottofattori, nel 2019, ci aveva fatto riflettere sul movimento di liberazione animale e anche Vitadacani, alla festa dei 30 anni nel 2022, ha deciso di aprire un tavolo di discussione e confronto sul movimento e l’attivismo.
Come mai? Cosa è cambiato o cosa dovremmo cambiare?
Molto è cambiato ma molto ancora dobbiamo cambiare.
Il mondo intero più o meno…
La storia e ciò che è stato ci mostra il futuro.
Ci indica i prossimi passi.
Riflettere sulla storia del movimento, su ciò che ha funzionato e su ciò che è stato invece un errore è fondamentale per crescere ed evolvere.
Solo così possiamo costruire fondamenta e struttura di un movimento maturo.
Imparando e studiando come siamo arrivati sino a qui.
Senza questo percorso ci saranno solo azioni e interventi saltuari, avulsi dal contesto e poco rilevanti in termini di reale cambiamento.
Tutti gli anni al Miveg, presentiamo i santuari e dobbiamo dire che sicuramente, anno dopo anno, troviamo sempre meno gente impreparata sull’argomento.
Ma i santuari come luoghi in cui si fa attivismo sono ancora un concetto non capito, cosa ne pensi?
La Rete dei Santuari esiste e resiste?
Si.
Da dieci anni ormai insistiamo sulla necessità di portare i santuari al centro del movimento di liberazione animale.
Sosteniamo che, ancor prima, e, se possibile, ancor più, di un riconoscimento giuridico dei santuari come qualcosa di profondamente diverso dagli allevamenti, abbiamo bisogno del riconoscimento da parte del movimento stesso e da parte di attiviste e attivisti.
Negli ultimi anni molto è cambiato.
Ma la strada è ancora lunga e siamo in cammino.
I santuari stanno diventando motore di cambiamento.
Sono laboratori di pratica e strategia antispecista.
Ci danno modo di sperimentare un mondo alla rovescia.
Un frammento di resistenza.
Uno spazio di confronto.
Approfondimento.
E riflessione su dove stiamo andando e dove dovremmo cercare di tendere.
Così tanti contenuti tutti condensati in posti a volte sperduti ma straordinari pieni di energia, bellezza e gentilezza.


Un ultima cosa, per la prima volta, nel MiVeg 2019, si è parlato anche di diritti umani con Sea Watch. Come mai avete scelto di fare quella conferenza?”
Perché parlavamo di migrazioni umane e degli altri animali.
Di come il mondo sta cambiando ed è assurdo e anacronistico pensare di fermare questi processi inarrestabili.
Individui e intere popolazioni umane, animali e vegetali si muovono, scappano da guerre, fame, povertà, persecuzioni.
O si muovono perché il mondo è anche casa loro e si spostano perché dovrebbero essere liberi di raggiungere nuovi territori da trasformare in casa.
Diritti animali e diritti umani sono indissolubilmente intrecciati e interdipendenti.
Non esiste una liberazione senza l’altra.
Perche’ tutti fuggono dai medesimi totalitarismi e dallo stesso pensiero dominante.
Il prossimo Miveg torna dopo 3 anni, il 28 e 29 ottobre 2023.
Cosa ci dobbiamo aspettare?
Una grande festa piena di contenuti, cose belle e buone, pensieri radicali, gentili e costruttivi.
Presenteremo ai visitatori uno spaccato del mondo che vorremmo e che, magicamente, a miveg, per due giorni, prenderà vita e ci permetterà di intravvedere una direzione.
Un laboratorio di teoria e pratica antispecista, una fucina per il cambiamento. Un regalo straordinariamente pieno di speranza e magnifiche opportunità.